Dopo
quasi vent’anni, il percorso di delegittimazione e umiliazione che ha
visto scuola
e università
essere vittime designate di un consapevole progetto economico e
politico, giunge finalmente a termine. Dopo Ruberti,
Zecchino-Berlinguer, Moratti, Fioroni-Mussi, tocca adesso alla
ministra Gelmini assestare quello che potrebbe essere il definitivo
K.O. alla formazione delle nuove generazioni di questo paese.
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Nuovi
tagli ai magri posti di lavoro e in misura sempre maggiore. Dopo la
cura dimagrante del “fu” governo Prodi, adesso le riduzioni di
personale arriveranno alle pazzesche cifre di 160
mila posti in meno tra docenti e personale ATA.
Sia le scuole che le università non potranno assumere più
del 20% del personale che gradualmente andrà in pensione (un
solo docente assunto per cinque che vanno in pensione!!!). Il
ritorno al maestro unico spezzerà la schiena al sistema di
insegnamento primario e, associato al taglio del 50% degli
insegnanti di sostegno, lascerà senza lavoro moltissimi
giovani insegnanti, facendo sì che le classi siano composte
da un numero sempre maggiore di studenti.
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Ancora
tagli ai
finanziamenti ordinari delle università
per un totale di 1441,5
milioni di euro
entro il 2013.
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Un
meccanismo di reclutamento e di selezione del personale docente a
dir poco agghiacciante: abolita l’indecorosa SISSIS, ci ritroveremmo
adesso con un’ipotesi di concorsi
a cattedra banditi
su base scolastica,
con un immenso potere del dirigente scolastico (sempre più
datore di lavoro),
con verifiche del lavoro dei docenti assegnate a fantomatiche
commissioni scolastiche e a super-professori “esperti” in
materia, con ventilate nuove lauree magistrali abilitanti (le nostre
probabilmente non andranno bene!) per l’insegnamento, create ad hoc
per selezionare tra chi ha l’esigenza di lavorare e chi invece andrà
a costituire l’élite accademica del paese.
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Una
criminale trasformazione di scuole e atenei in fondazioni private.
Spariranno i consigli di istituto, verranno creati dei consigli di
amministrazione e la trasformazione in aziende sarà così
completa. Con una graduale immissione di capitali, strumentalmente
giustificata come soluzione ai necessari tagli di spese ritenute
inutili, i privati si accaparreranno non solo i nostri percorsi di
ricerca e di studio (potendo così esercitare un controllo
sulle nostre menti), ma avranno in regalo, con il voto di pochi e
reazionari docenti dei senati accademici, la possibilità di
stabilire i criteri di selezione dei lavoratori, i contratti da
stipulare, le condizioni lavorative, divenendo tra l’altro
proprietari dei beni all’interno dei quali oggi si trovano scuole e
università italiane.
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Un
ritorno all’idea fascista che punire, sorvegliare, minacciare di
bocciatura, valutare la condotta, siano soluzioni credibili a
problemi che si continua a voler considerare generatisi nella scuola
(in realtà organici alla società) e che si pretende
dunque, con malcelata ipocrisia, siano “guaribili” tra le classi
e le aule delle nostre scuole e facoltà.
Come
studenti e universitari, come futuri lavoratori della formazione (e
non solo), come cittadini di un paese alla definitiva deriva, abbiamo
il compito di denunciare e combattere con ogni mezzo una situazione
ormai insostenibile. Siamo stanchi e non siamo più disposti a
tollerare che sulla nostra pelle si sperimentino politiche folli,
fatte a colpi di decreti-legge, finalizzate esclusivamente ad
avvantaggiare privati e poteri forti. Ci sentiamo parte di un unico
fronte che, insieme ai lavoratori di tutti i settori, ai precari, ai
marginali e agli immigrati, non accetta che da una parte vi siano
ristrette élite di potenti, sempre più padroni delle
nostre vite, e dall’altra una massa supina e silenziosa di schiavi.
Invitiamo alla
mobilitazione nelle scuole, nelle università e nei luoghi di
lavoro in difesa della formazione e della cultura di questo paese.
SAPERI IN LOTTA